Prevista in completamento alla fine del 2024, con la prima parte funzionante dalla fine 2022, la linea della metropolitana M4 di Milano, contraddistinta dal colore blu, collegherà il quartiere Lorenteggio con l’aeroporto di Linate attraversando il centro storico.

È stata realizzata per conto del Consorzio M4 (Comune di Milano, Hitachi Rail STS, Partecipazioni Italia spa, Webuild Italia spa, ATM e Mermec Ste spa) su progetto dello studio Policreo Società di Progettazione srl di Parma. Con l’architetto Sergio Beccarelli e l’ingegnere Paolo Corchia, ha sviluppato la progettazione architettonica di 7 stazioni, le relative sistemazioni superficiali e opere in superficie e le opere civili e strutturali.

Arriva a valle di un processo avviato nel 2005, rallentato dall’emergenza pandemica e da ripianificazioni e rimandi con un tracciato che fa rete con la M1, nella stazione San Babila, e la M2, in Sant’Ambrogio. Secondo i progettisti “la linea M4 consente l’interconnessione tra più sistemi di mobilità collettiva tessendo in modo fluido le relazioni tra la mobilità di superficie e quella sotterranea”.

Il tracciato, interamente sotterraneo, prevede 21 stazioni (10 superficiali tipiche, 5 profonde tipiche e 6 atipiche) per una lunghezza di 15 km. È la seconda linea metropolitana milanese che si avvale della tecnologia driverless: leggera ad automatismo integrale, segue un elenco di collaudati esempi, tra cui, solo in Italia, anche Torino, Brescia e la linea C di Roma.

Mezzo indispensabile per spostamenti urbani più sostenibili con significativo impatto sulla riduzione del traffico in superficie, la linea M4 promette di ridurre gli spostamenti di 180.000 veicoli al giorno, con un impatto sulle emissioni di CO2 di 75.000 tonnellate. Anche in superficie si è lavorato per ridurre al minimo gli impatti ambientali, durante cantiere e nell’esercizio, da una linea sotterranea che ha considerato il più possibile il mantenimento degli alberi lungo il suo percorso.

La progettazione degli spazi di stazioni e aree di collegamento, interrate e in superficie, ha ricercato la qualità estetica e percettiva degli ambienti e il comfort degli utilizzatori, unendo la funzionalità al risultato visivo. Sempre secondo i progettisti, “l’agevole spostamento è garantito da un immediato e intuitivo sistema di segnaletica integrata fondata sul concetto di wayfinding. Ci si è adoperati per dare continuità all’importante eredità di Franco Albini e Bob Noorda, che diedero le prime linee di indirizzo sulla M1. L’approccio progettuale multidisciplinare ha utilizzato le conoscenze della psicologia ambientale, light e sound design, wayfinding e dell’analisi della sostenibilità dei materiali compositivi e di rivestimento”.

Anche la scelta di materiali e finiture segue gli stessi criteri, privilegiando prodotti ecosostenibili, salutari e con alte caratteristiche prestazionali, a limitata domanda manutentiva. Come materiale ceramico è stato selezionato il gres porcellanato di Cotto d’Este, ecosostenibile secondo i criteri della Dichiarazione Ambientale di Prodotto, che considera l’intero ciclo di vita dello stesso, tra cui il processo produttivo – in grado di riutilizzare parte dei residui generati reinserendoli nel ciclo di fabbricazione, in coerenza con aspetti di Economia Circolare – e la dismissione del materiale, che può essere frantumato meccanicamente e reimpiegato senza alcun impatto rilevante per l’ambiente.

Le grandi lastre di gres porcellanato Cotto d’Este sono state posate su quasi 50.000 mq di superfici a cui si richiedono prestazioni, facile pulizia e durabilità, oltre che una resa estetica in grado di resistere al tempo e all’usura. Il grande formato (60×120 e 60×180 cm) riduce le dimensioni delle fughe favorendo le operazioni di pulizia meccanizzata. La scelta dei colori è frutto di uno studio finalizzato a facilitare la fruizione di tutti gli spazi, sia ipogei che in superficie.