Attraversamenti

Carlo Donati nei suoi progetti attiva una ricerca spaziale fatta di precisi elementi in un perfetto equilibrio garantito da bilanciamenti cromatici, contrasti materici, controllati da un sapiente uso della luce naturale e artificiale
Di Alessandra Coppa

Arch. Carlo DonatiI progetti residenziali esclusivi – dalle ville, ai loft e agli attici – i negozi e i resort di Carlo Donati Studio si connotano per la loro attitudine all’attraversare: si tratta di attraversamenti fisici e visivi negli spazi abitativi, tuttavia la sua ricerca si spinge anche all’indagine di attraversamenti metaforici di mondi diversi. Intende infatti riportare nell’interior non solo crossover di stili diversi che si contaminano, ma anche mondi estranei dall’architettura, cioè attraversamenti nel cinema, nell’arte, nella musica, nella cultura pop. Il risultato è quello di tradurre nel progetto un raffinato abaco visivo che si esprime attraverso l’uso sapiente dei materiali e dei cromatismi.

 

Cosa caratterizza la ricerca del vostro Studio?

Il tratto distintivo è quello di contrastare con le scelte progettuali e con grande determinazione l’omologazione, lo status symbol, la globalizzazione. Quindi nella progettazione degli spazi commerciali, ma soprattutto nel residenziale di lusso, ci impegniamo a contrastare la tendenza all’appiattimento su un linguaggio internazionale che rende questi progetti ripetitivi e privi di personalità. Un approccio diffuso e standardizzato per cui un interno progettato per il Bosco Verticale o per la Torre Solaria risulta molto simile a un interno progettato per Hong Kong. Non è una questione di rispondenza a canoni estetici del bello e del brutto. Di sicuro questa modalità di intervento è una operazione “kitsch”, non nel senso di “cattivo gusto” ma nell’accezione che intendeva Gillo Dorfles, ovvero di surrogato, di ripetizione pedissequa dello stesso concept.
Creare progetti unici, con personalità: questa è la nostra filosofia. A questo risultato si arriva attraverso il dialogo con il cliente, cercando di conoscerlo e di tirare fuori l’aspetto più profondo della sua personalità.

 

E poi come procedete?

Per ogni progetto definiamo un moodboard. Si tratta di una “palette” preliminare fatta di riferimenti analogici di un immaginario personale consolidato in anni di sperimentazione, che si plasma per assecondare l’identità del luogo e le esigenze di comfort della committenza.

 

In che cosa consiste questo moodboard personalizzato?

La definizione del moodboard è frutto di un discorso con il cliente, ma comprende anche le suggestioni che derivano dal contesto. In questo mood si innestano poi una serie di riferimenti iconografici culturali che alla fine sono decisivi: per arrivare al prodotto finale si combinano suggestioni che si uniscono in maniera quasi naturale. Poi magari alla fine scopro che nel progetto ci sono riferimenti alle atmosfere cristallizzate delle scenografie di Bob Wilson, piuttosto che ai materiali di Carlo Scarpa, alla Space Age, al rosso sangue dei quadri di Bacon, icone che fanno parte del mio immaginario.

 

 

ENGADINA MODERN
ENGADINA MODERN
TIME CAPSULE
TIME CAPSULE
THE SKYSCRAPER
THE SKYSCRAPER
ATTICO LINESHADES
ATTICO LINESHADES
L.A. MODERN
L.A. MODERN
NERO MEDITERRANEO
NERO MEDITERRANEO
CROMO 70
CROMO 70
previous arrow
next arrow

 

Riguardo al tema della decorazione negli interni appare evidente un’influenza esercitata dai trend, pur mantenendo una forte personalità.

Nei nostri progetti si osserva un’evoluzione del gusto che segue le tendenze in atto, anche se magari non ce ne rendiamo conto, ma certamente cerchiamo anche di proporre soluzioni a contrasto: abbinare il rigore al saturo, accostare la rarefazione minimal, ad esempio, a carte da parati decorate; cerchiamo sempre di mantenere un nostro tratto. Negli anni a cavallo del 2000 abbiamo trascorso quasi due decenni di trend minimalista, poi c’è stata una rottura fisiologica con questo stile, per cui tra il 2010 e il 2020 si sono utilizzati colori saturi, o più avvolgenti come il blu ottanio. Ora assistiamo invece ad una inclinazione verso colori più delicati, rosa, azzurrino, salmone: io chiamo questa nuova tendenza il “new pastello”. Anche noi abbiamo utilizzato questa palette cromatica, proponendola ad un cliente attraverso una fotoicona di David Bowie con i suoi capelli aranciati, il trucco azzurro-rosa e giacca cerulea!

 

Parlavi di “soluzioni a contrasto” nell’uso dei materiali. Come si declinano nei tuoi progetti?

L’idea di base è quella di decorare attraverso i materiali, tuttavia lo facciamo in maniera non tradizionale, ad esempio abbiniamo a un marmo molto importante e “parlante” con vene molto decise la resina o il ferro, creando un attrito molto intenso per contrasto. Industrial, minimale decorativo in questo modo si integrano per giustapposizione. Se si accosta al legno cannettato, che ripercorre il design degli anni d’oro di Gio Ponti, una lamiera microforata che ha un impiego industriale, la resa diventa molto interessante. L’idea è quella di cercare di generare dei cortocircuiti.

Per esempio nel progetto The Skyscraper il ferro nero contrasta con il legno in noce. Il legno cannettato è abbinato invece a elementi metallici in rame e ferro in Time Capsule. Mentre nell’ingresso dell’attico Lineshades all’interno di un telaio d’ottone dal disegno anni Cinquanta viene inserito un mobile appositamente disegnato in cui si alternano le trame del legno cannettato con quelle di una lamiera microforata industriale sui toni del bronzo.

 

Anche il materiale ceramico nei tuoi progetti può essere utilizzato per contrasto?

Abbiamo fatto pavimentazioni ceramiche abbinate alla resina, al ferro.

Dirò la verità, sono stato diffidente sull’uso delle ceramiche fino a qualche anno fa perché non c’era ancora, come invece c’è oggi, una attenta indagine, un approfondimento culturale sul materiale. Lo sviluppo dei materiali ceramici ha avuto un’accelerazione negli ultimi tempi. Per anni sono state prodotte delle ceramiche molto basiche, poi hanno cominciato a fingere le pietre e i marmi. Trovo interessante che ultimamente alcuni brand lavorino molto sulla ricerca nel campo dei formati e dei pattern.

 

Spesso ho notato che la scelta dei materiali nei tuoi progetti rimanda al luogo dove sono stati costruiti. Per esempio a Milano i colori e i materiali ricreano e aggiornano il design anni Cinquanta.

L’appartamento Skyscraper si trova all’interno del “Grattacielo di Milano”, un grattacielo storico milanese realizzato da Luigi Mattioni e i fratelli Soncini con criteri di assoluta avanguardia tecnica e funzionale. Nel 1955 era l’edificio in cemento armato più alto del mondo. Durante le demolizioni, sotto la pavimentazione esistente è stato ritrovato un sorprendente pavimento originale in seminato decorato con cromatismi accesi. Riportato agli antichi splendori è diventato parte fondante del progetto. Gli sfondati luminosi dei soffitti riprendono le forme circolari della grafica della pavimentazione. Il soggiorno è rivestito da pannellature dal sapore anni ‘50 in legno cannettato avorio. Tutti gli arredi sono stati disegnati su misura dallo Studio a partire dalla cucina, caratterizzata dall’isola sospesa su un anello in ferro cerato nero. L’edificio P19 realizzato nel centro storico in zona Brera fa riferimento all’architettura milanese del dopoguerra e si inserisce nel contesto dichiarando la sua contemporaneità. È caratterizzato da rivestimenti in pietra naturale e dallo sfogliamento del piano terreno inclinato verso l’interno, in contrasto con l’aggetto dei balconi d’angolo inclinati verso l’esterno. Il prospetto su San Simpliciano è definito da grandi terrazze dal sapore razionalista. La hall rivestita in lamiera microforata bronzata è interamente vetrata su strada mettendo in relazione l’interno con la città. Nel solco della tradizione milanese della collaborazione tra architetto e artista negli edifici di pregio, un dipinto site specific dell’artista Petrus rappresenta un’astrazione delle linee spezzate dell’edificio e dei cromatismi del volume a lame in vetro adiacente.

 

Anche al mare e in montagna prosegue questa tua ricerca.

Nella villa Nero Mediterraneo che si affaccia sul golfo di Policastro ritroviamo i cromatismi delle isole Eolie, con la pietra vulcanica scura e i forti contrasti con i riflessi del mare. La palette è giocata sui toni scuri e si combina la pietra lavica Basaltina, il granito Nero Assoluto, l’ottone brunito, il gesso color grigio fumo per le pareti. A Saint Moritz invece il pavé e gli abbeveratoi degli animali sono fatti di serpentino verde, allora invece di realizzare il pavimento in parquet come si è soliti fare in montagna, in un’abitazione abbiamo utilizzato lastroni di travertino verde grezzo abbinato all’ottone brunito. Tuttavia non sono ossessionato dalla corrispondenza del materiale con il contesto. Abbiamo fatto una villa modernista a Lodi, il contesto era composto da villette anonime con cascine, in questo caso non mi sono aggrappato al luogo.

 

 

Aprile 2023

Biografia
Cer Magazine Italia 59 | 04.2023
Biografia

Carlo Donati Studio è principalmente focalizzato sulla progettazione di abitazioni esclusive, negozi e resort. Dopo aver seguito come consulente per l’architettura i marchi Gianni Versace, Aldo Coppola e Liberty of London, attualmente si occupa della direzione artistica di Slowear, per cui ha progettato showroom a Parigi, Londra, Tokyo e Seoul. Recentemente ha realizzato un edificio residenziale ex novo con volume a servizi nel Brera District di Milano. Nel 2008 si è aggiudicato il concorso per la realizzazione del masterplan di Segrate, Milano. Carlo Donati è stato invitato a tenere lezioni al Politecnico di Milano e corsi di aggiornamento per architetti riguardo l’interior design e i progetti residenziali.