In Sardegna, a Luogosanto, tra ulivi secolari, arbusti di mirto e mandorli in fiore, sorge il Gallicantu Stazzo Retreat. Un antico stazzo, cioè il tipico podere gallurese, abbandonato da cinquant’anni e rinato grazie al nuovo proprietario Marco Berio, e ai consigli dell’architetto Jean-Claude Lesuisse. “Il progetto è di Marco”, sottolinea Lesuisse, “il mio contributo riguarda gli interni, gli ho suggerito di non alterare ma rispettare il rudere sardo, di recuperare la pietra e utilizzare la manodopera locale”. “Abbiamo aperto il 12 maggio 2022”, continua Marco Berio, che con la compagna Raffaella Manca ha scommesso nell’Alta Gallura. “Gallicantu Stazzo Retreat è una piccola struttura ricettiva di charme, dove organizziamo anche corsi di pittura, cooking class di cucina sarda, jazz session, eventi privati. È un luogo magico, rivolto a una clientela internazionale che cerca una vacanza diversa, un’immersione totale e rigeneratrice nella natura più autentica”. Lo stazzo, “stazzu” in gallurese, è una tipologia che esiste soltanto in Gallura: “La parola deriva dal latino “statio” che significa “sosta”, e la struttura rappresentava la casa dei vecchi pastori. Dal Settecento in poi, lo stazzu diviene anche la prima forma di autarchia, una povera casa colonica in cui si utilizzavano i pochi prodotti della terra e degli animali da cortile come merce di scambio e di vita, un unicum in Sardegna. Ho rilevato questo stazzo, l’ho ripulito e recuperato, e per dargli il nome sono andato a caccia di parole sarde dimenticate, come “Gallicantu”, che, mutuato dal latino “gallicinium”, significa “mattino presto”. Questo progetto rappresenta per me un’alba professionale, e una rinascita del luogo”. A livello progettuale, non trattandosi più di una fattoria, ma di una struttura ricettiva, “dovevamo coniugare la necessità di realizzare delle camere raffinate e accoglienti, evitando l’effetto troppo rustico o provenzale e shabby. Abbiamo mantenuto il contatto con l’artigianato locale, abbiamo utilizzato la pietra e riutilizzato gran parte dei manufatti esistenti. Il recupero della struttura, inserita in un contesto naturale di rara bellezza, è stato contaminato dall’architettura organica ma con il rispetto della tradizione sarda”. Forte il richiamo alla ruralità e “a quelle forme ancestrali e arcaiche costituite dai monoliti di granito che caratterizzano il sito”. Ad impreziosire l’idea, la collezione Abitzai di Ceramica Mediterranea: “È stata una partnership entusiasmante. Pur non essendo io sardo, ma rispettando questa terra che mi accoglie da anni, insieme alla mia compagna abbiamo scelto di proteggere l’isola come potevamo: tutto, dai materiali alle finiture, proviene dalla Sardegna e la celebra. Scegliere il grès porcellanato della linea Abitzai ha significato rafforzare la scelta etica alla base della nostra filosofia: allestire un prodotto sardo con un’immagine moderna ma con un delicato richiamo al passato e ai decori della Sardegna più autentica. Questo ha consentito di arredare tutte le camere con superfici resistenti, igieniche, facili da mantenere e sanificare”. La prima forma di sostenibilità è stata scegliere tutto “made in Sardegna”. “La seconda, di cercare soluzioni a basso impatto ambientale: led a basso consumo, colonnine di ricarica per i mezzi elettrici in partnership con BMW, e un impianto fotovoltaico che copre gran parte del fabbisogno energetico”.