Case troppo grandi per famiglie “mini” | di Giorgio Costa

Uno stock di abitazioni fatto per le famiglie degli anni ’60 e ’70 del Novecento che è decisamente diverso dalla realtà attuale. Grandi case per famiglie piccole, si potrebbe dire, se si considera che oltre il 58% dei nuclei ha al massimo 2 componenti (ma il 31,3% è mononucleare), mentre la maggiore disponibilità di immobili si concentra nella fascia con 4 stanze (30,8%), il 21,4% ha 5 stanze e il 15,1% 6 o più stanze.
I dati, resi disponibili da Immobiliare.it, la dicono lunga, spiega l’amministratore delegato Carlo Giordano, su quanto dovrebbe essere profondo l’intervento sul patrimonio immobiliare italiano per renderlo coerente con le esigenze di oggi. “E di quanto questo sia complesso, anche alla luce del fatto che sono pochissimi gli operatori professionali, il frazionamento della proprietà dei condomini esistenti e le operazioni di rimodulazione del patrimonio immobiliare medesimo”.
Per non dire che il patrimonio immobiliare italiano si presenta quanto mai vetusto, tanto che il 40% è stato costruito prima del 1960, il 51% tra il 1960 e il 1990 e solo il 9% dopo il 1990. Quest’ultima è la percentuale più bassa se comparata con quella di Spagna (28%), Polonia (26%), Germania (22%), Francia (20%),
Paesi Bassi (19%) e Regno Unito (12%).
Se a questo aggiungiamo che calano i nati (stabilmente sotto quota 500mila dal 2013 ed eravamo a 900mila nel 1971) e aumentano gli over 65 (dall’8% del 1951 al 23% del 2017), diventa chiaro quale scenario si prospetta per l’immobiliare italiano: vecchio, e soprattutto inadeguato, sia per il taglio dimensionale che per i servizi offerti.

Frena casa in proprietà tra i Millennials
Un dato su tutti rende bene la situazione della metropoli italiana per eccellenza e che può essere declinato, con le opportune variazioni, anche sul resto dell’Italia: Milano, 1,4 milioni di abitanti, dispone di un patrimonio totale di 65mila edifici con circa 620mila abitazioni; in 140mila abitazioni abita un Millennials e nel 76% dei casi vive con genitori, amici o compagno/a e ciò significa che aumenterà la domanda di abitazioni di piccola taglia una volta che, ad esempio, i giovani lasceranno la casa di famiglia.
Resta comunque il fatto che cambia con decisione, al variare dell’età, il desiderio della casa di proprietà: che se è al 39,3% tra chi ha tra 65 e 80 anni, scende vertiginosamente, fino al 17,9%, nella fascia di età tra 14 e 29 anni. Il dato è rilevante e potrebbe aprire la strada, anche tra gli investitori immobiliari, all’idea di realizzare massicciamente immobili da affittare e con servizi che incontrino realmente la domanda che si va profilando e che resta alta anche tra le fasce di popolazione con età superiore.

Condomìni con meno portinai e più telematica
Comunque sia, chi cerca casa ha richieste molto diverse a seconda di dove vive. Per esempio, come emerge ancora dai dati elaborati da Immobiliare.it (731.397.644 pagine visitate nel 2017 con la maggior parte del traffico, 56%, generato da donne e da persone con età compresa tra i 25 e i 44 anni) i desiderata in fatto di cucina separata e abitabile sono minimali (13%) a Roma o Milano ma triplicano nelle città di provincia, così come nelle metropoli è più forte (38%) la richiesta di un bagno per ciascuna camera da letto, gradito quanto la cabina armadio. La cucina installata vince nelle metropoli (richiesta dal 38% contro il 18% della provincia) mentre la casa non arredata è praticamente un must in provincia (la vuole vuota il 68% di chi cerca casa) mentre solo un terzo la desidera tale nelle metropoli. E’ finita l’epoca delle portinerie (la chiede solo il 13% della clientela) mentre si fa strada la richiesta di internet centralizzato (lo vuole il 37% di chi cerca casa) e anche della app MyCondominio.

 

Aprile 2019