Quei meravigliosi e griffati anni ’80 della ceramica italiana

La collaborazione tra moda e ceramica ha dato vita ad un connubio di stile e modernità che in quella decade ha raggiunto l’apice del suo successo
Di Carlotta Turrini

Negli anni ’70-80, quando sembrava sempre più contare la quantità che la qualità e tutto scorreva veloce senza permettere di soffermarsi sull’attenzione ai dettagli, due tra le più grandi eccellenze Made in Italy si incontrano per dare vita ad un connubio di stile e modernità. Ceramica e Moda. Design e Stile. Manifattura e creatività. Ciò che ne consegue è una collaborazione solida e duratura che ha permesso al mondo ceramico italiano di rinnovare le proprie collezioni e sperimentare nuovi tipi di design.

In quegli anni il distretto ceramico necessitava di una rivoluzione nel settore e tra gli avvenimenti più rilevanti che hanno favorito anche le creazioni di piastrelle con la firma di importanti stilisti, non si può non menzionare l’innovativa tecnica della monocottura – brevettata per la prima volta in Italia a metà degli anni ’70, in grado di fornire un prodotto resistente e sottile diminuendo i costi di produzione e di trasporto -, oltre che l’introduzione della macchina serigrafica rotativa, capace di decorare la piastrella in maniera molto più precisa, definita e veloce.

In poco più di un decennio, la produzione italiana cresce vertiginosamente, raggiungendo nel 1974 l’apice di massima produzione annua (230 milioni di metri quadrati di piastrelle, il cui 30% esportato all’estero). La piastrella diventa un vero e proprio prodotto di massa facendo risplendere il nome dell’Italia in tutto il mondo e portando in auge le competenze italiane nel settore ceramico, tanto da introdurre numerose attività promozionali nel panorama del commercio ceramico mondiale. Primo su tutti, l’apertura nel 1980 del centro piastrelle Ceramic Tiles of Italy a New York, a cui susseguirono quello di Parigi e di Düsseldorf.

Mentre la piastrella italiana veniva esportata in tutto il mondo, nella Milano degli sfarzosi anni ’80, iniziava lentamente a diffondersi un clima di estetismo misto a superficialità, socializzazione mista ad indifferenza: la cosiddetta ‘Milano da bere’. Il termine, che sta ad indicare in maniera quasi scherzosa la vita sociale milanese di quegli anni, viene coniato nel 1985 da Marco Mignani per lo slogan pubblicitario dell’Amaro Ramazzotti, entrando poi a far parte del marketing urbano dell’epoca. Si può dunque affermare che stesse a rappresentare la dicotomia che caratterizzava la città di Milano degli anni ’80: vivacità, modernità e divertimento da un lato, frivolezza, individualismo ed effimero dall’altro.

 

Campeginese, Roberta Di Camerino, 1981

Roberta Di Camerino per Campeginese, 1981

Edilcuoghi, Krizia, 1983

Krizia per Edilcuoghi, 1983

Ceramiche Piemme, Valentino, 1978

Valentino per Ceramiche Piemme, 1978

 

In un contesto di sviluppo sociale e di slancio verso una mondanità dinamica ed instancabile, che vedeva il progressivo avanzamento di un’élite all’avanguardia verso la strada per il successo, il mondo dell’impresa ceramica inizia a sentire l’esigenza di rinnovarsi e modernizzarsi sperimentando nuove collezioni. Ne conseguono numerose collaborazioni con alcuni tra i più importanti stilisti di fama mondiale, prima su tutte la ceramica Marazzi di Sassuolo che realizza una serie di piastrelle assieme a Paco Rabanne, Biki e Forquet (1969-1970). Dopo alcuni tentativi risalenti ai primi anni ’70, la collezione di Valentino per la ceramica Piemme di Maranello (1978-79) da inizio ad una vera e propria rivoluzione. Da Gianni Versace a Krizia, da Laura Biagiotti a Trussardi, tutti gli stilisti italiani (e non) di punta hanno disegnato piastrelle di ceramica, con la sola eccezione di Giorgio Armani.

Si tenta quindi di andare a ricercare un equilibrio tra funzionalità ed estetica, migliorando gli aspetti decorativi della piastrella grazie a quel tocco di eleganza che solo un grande maestro della moda può dare. Se è vero che gli abiti ricoprono e valorizzano il corpo, è ugualmente vero che le piastrelle adornano e arricchiscono mura e pavimenti di case. Che si tratti di decorazioni sfarzose o di semplici forme geometriche, nelle case degli italiani diventa sempre più preponderante la presenza di rivestimenti aventi gli stessi motivi dei capi di alta moda.

Osservando queste collezioni, si nota come lo stilista, nel momento della realizzazione, abbia immaginato, più che la singola piastrella, uno spazio da riempire ed illustrare con temi derivanti non solo da stoffe pregiate, ma anche da elementi d’arredamento presenti all’interno della casa. Infatti, se da un lato la piastrella permette di descrivere lo sviluppo degli stili abitativi e le trasformazioni culturali del tempo, dall’altro incarna una realtà in movimento, diventando lo specchio (nonché l’icona) dello stile dell’epoca.

 

Cedit, Ken Scott, 1975

Piemme, Valentino, 1981

Due ambientazioni con piastrelle di ceramica griffate da designer della moda: a sinistra Ken Scott per Cedit (1976), a destra Valentino per Ceramiche Piemme (1981)

 

In un periodo in cui l’apparenza contava più dell’essenza stessa, la cultura dell’immagine assume un ruolo determinante ed ogni oggetto acquista una valenza edonistica. L’evoluzione del rapporto tra piastrella e design industriale permette di descrivere la ricerca di estetismo tipica degli anni ’80, tanto nella vita quotidiana quanto negli ambienti domestici.

Sebbene l’avvento degli stilisti nel mondo ceramico abbia smosso l’intero settore migliorandone la qualità estetica, la fortunata decade del 1980 non è esente da momenti di crisi: uno su tutti, l’arrivo della concorrenza spagnola sul mercato europeo, la quale proponeva in commercio materiali a prezzi più convenienti (ma di qualità inferiore). La risposta della filiera italiana è presto detta: innovazione.

Il risultato che ne deriva è un materiale simile alla ceramica da un punto di vista estetico, ma con numerosi vantaggi pratici: il gres porcellanato, che rappresenta tutt’oggi il tipo di piastrella in ceramica più venduto in Italia.

Ancora una volta, l’industria ceramica italiana si dimostra un passo avanti. Grazie all’innovazione e alla continua ricerca di perfezione, la piastrella assume un ruolo sempre più centrale, allontanandosi progressivamente dall’ausilio di design dei grandi stilisti del tempo per continuare a soddisfare il gusto dei consumatori, che inizia a vertere sullo stile rustico, tipico degli anni ’90.

Il dialogo sviluppatosi nel corso dei decenni tra moda e ceramica altro non è che la rappresentazione del rapporto tra l’ambiente casa e una società in continua evoluzione, il cui protagonista rimane sempre lo stesso: l’inesauribile potenziale della piastrella.

Il settore dell’industria ceramica rappresenta una colonna portante dell’economia italiana, una parte fondamentale della storia di questo paese che continua con tenacia e determinazione ad esportare in tutto il mondo un Made in Italy di qualità e raffinatezza ineguagliabile.

 

Febbraio 2023

Cer Magazine Italia 57 | 02.2023