Le otto sostenibilità della ceramica italiana

Ricerca ed investimenti nel campo delle materie prime, tecnologie manifatturiere, peculiarità del prodotto, destinazioni d’uso e riciclo rappresentano i momenti salienti della sostenibilità delle superfici ceramiche
Di Andrea Serri

(Marzo 2024) | Si fa presto a dire ‘la sostenibilità della ceramica italiana’, mentre talvolta appare difficile ricordare tutti i fattori che la definiscono. Un settore che da decenni ha fatto ricerca ed investito fino ad ottenere performance in linea con le BATs a livello mondiale e con limiti di emissioni nettamente migliori rispetto a quelli imposti dalla legge. Una realtà di eccellenze ambientali e sociali composite che merita un approfondimento rispetto ai suoi elementi costitutivi.

La sostenibilità nell’industria ceramica italiana inizia… prima della fabbrica, avendo già da tempo eliminate tutte le materie prime tossiche e nocive per la salute del lavoratore ed ottenendo, al termine del ciclo di cottura a 1200 gradi, un prodotto finito inerte. Una sostenibilità materiale che si affianca a quella manifatturiera, frutto delle più moderne tecnologie e di luoghi di lavoro adeguati e sicuri. Qui la chiave interpretativa è nell’equazione ‘ecologia = economia’ per la quale il ricorso alle più moderne tecnologie di Fabbrica Ceramica 4.0 consente di ottimizzare l’energia necessaria, massimizzare il riciclo dei materiali di scarto, ridurre al minimo – mondiale – l’impronta ambientale della produzione. Aggiungiamo anche la sostenibilità fotovoltaica grazie agli stabilimenti ceramici che hanno ricoperto i propri tetti con sistemi di autoproduzione di energia elettrica. Fenomeno sbocciato con la crisi energetica del 2022 e che, dopo aver raggiunto i 58 impianti per una capacità annua potenziale di 72 milioni di kwh già a fine 2023, continua la sua corsa.

Gli stabilimenti ceramici realizzano superfici caratterizzate da elevati standard in termini di sostenibilità di prodotto. Come noto, la ceramica è un materiale durevole, ignifugo, resistente al gelo, all’acqua ed agli agenti atmosferici. Una superficie facile da pulire che mantiene costante nel tempo le proprie qualità e che, di conseguenza, limita l’uso di materie prime ed energia di processo grazie ad un ciclo di vita pari a quello dell’edificio. A questo vanno aggiunti due fondamentali corollari: la sostenibilità del sistema pavimento, perché adesivi e stucchi oggi rispettano in pieno le norme e i protocolli ambientali, e la sostenibilità d’impiego. L’uso di piastrelle e lastre in facciate esterne consente una riduzione del 35% dell’energia primaria per la climatizzazione, mentre i pavimenti radianti, grazie alla conducibilità del materiale ceramico, sono in grado di riscaldare l’ambiente con acqua tecnica a meno di 30°, livello minimo tra quello di tutte le altre superfici e ben lontano dai 70° necessari con i termosifoni tradizionali.  Tutto questo determina una sostenibilità nella qualità dell’abitare che, all’opposto della sindrome dell’edificio malato, determina benessere e confort in coloro che vivono ambienti rivestiti di ceramica italiana. Siano questi di natura residenziale, lavorativa, per la cultura ed il divertimento, per l’ospitalità e la ristorazione.

Siamo partiti dalla terra ed al pianeta ritorniamo con la sostenibilità del fine vita, perché la ceramica italiana è materiale che può essere completamente riutilizzato come materia prima secondaria in lavori edili o come sottofondo di strade. Protagonista dell’economia circolare dopo aver fornito il proprio positivo contributo in ogni fase del suo utilizzo.

Cer Magazine Italia 68 | 03.2024