Il progetto “hic et nunc”

Le idee progettuali dello studio Debonademeo nascono da frammenti sovrapposti di viaggi e visioni, il frutto di un processo che parte da una domanda e cerca la risposta nel contesto, nella società, nei dettagli. Ogni progetto nasce dal suo “hic et nunc”
Di Alessandra Coppa

“La nostra società ha un bisogno spesso inconsapevole di circondarsi di bellezza. Crediamo in una riscoperta delle arti applicate, forme espressive antiche o modernissime che convivano con il design per generare armonia, stupore, benessere”.

Le vite e il percorso professionale di Luca De Bona e Dario De Meo, si incrociano tra Milano e il Veneto. Da quando nel 2013 fondano a Padova e a Milano lo studio Debonademeo inizia la loro collaborazione con importanti brand del settore dell’arredo, dell’illuminazione, della decorazione occupandosi di interior design, di direzione artistica, di ideazione di concept e sviluppo di prodotti. Lavorando insieme hanno affinato un approccio al progetto innovativo che attraversa architettura, design e grafica, svolgendo in contemporanea attività didattiche presso scuole e università.
Per Debonademeo essere designer significa innanzitutto fare continuamente ricerca, capire dov’è il limite e tentare di superarlo per trovarsi in campi non ancora conosciuti. Significa cercare di innovare sempre attraverso la sperimentazione con la volontà di contaminare la produzione in serie con la qualità dei processi artigianali.
Con questo metodo nascono con Wall&decò numerose collezioni di carte da parati ottenute attraverso l’elaborazione grafica di immagini fotografiche. Dalla collaborazione con Karman prendono forma una serie di sistemi di illuminazione tra questi le lampade a sospensione Leda (in diverse varianti di forma) e Gonzaga; la plafoniera R.O.M.A. e la lampada a sospensione Sibilla, la prima in gesso e la seconda in metallo; Notredame, lampada da parete in marmo tecnico; la serie Nando, lampade a sospensione e applique in metallo. Per Medulum disegnano e producono: Loggia, linea di poltrone in tessuto; Prospecto, credenza e madia in legno con ante a battente; Palafitte, linea di tavoli e libreria a giorno in noce. Per Cizeta firmano la famiglia di sedute Tenues con poltroncina e sgabello (nelle varianti in pelle e tessuto) e per Borzalino la famiglia di divani Ayton nelle versioni angolare componibile in tessuto, imbottiti in pelle. Nel 2021 la poltrona Hammock prodotta con Adrenalina è stata premiata con l’Archiproducts Design Awards nella categoria furniture. Sempre per Adrenalina – di cui sono anche art director – nel 2023 hanno realizzato la collezione Passepartout: un sistema caleidoscopico composto da sedute e complementi modulari che generano infinite combinazioni. E recentemente per Incalmi lo studio Debonademeo ha presentato il nuovo progetto Ossimori: una famiglia di complementi d’arredo modulabile, tra tradizione artigianale e innovazione, caratterizzata da materiali primari tra loro contrastanti a livello sensoriale e percettivo.

 

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Come è iniziata la vostra collaborazione, tra Milano e il Veneto, Luca architetto e Dario designer? L’idea del viaggio è parte del vostro modo di concepire il progetto?

La nostra non è la storia di un’amicizia trasformata di collaborazione, semmai del contrario. Ci siamo conosciuti per caso grazie ad un comune contatto e per questione di necessità operativa abbiamo iniziato a lavorare assieme a un progetto. Pensavamo che le nostre diverse competenze avrebbero dato valore aggiunto alle idee, ma abbiamo scoperto un fluire spontaneo di pensieri e una perfetta sovrapposizione di ruoli. Tanto che se qualcuno ci chiede chi tra i due sia il creativo e chi il tecnico non sappiamo rispondere.
Siamo entrambi di origine veneta, ma ci siamo incontrati a Milano dove entrambi abbiamo studiato e fatto le prime esperienze in studi professionali. Con il tempo le diverse trasferte hanno reso Padova e Milano un unico luogo collegate da un viaggio in treno o da una corsa in auto. Questi spostamenti nel territorio italiano e non solo, sono diventati per noi la vera fase creativa, l’occasione in cui parlare liberamente e prendere decisioni stimolati dalla dimensione del viaggio, dai paesaggi in movimento, dagli incontri.

 

Vi occupate di settori tra loro differenti dal brand identity, al art direction, fino al product design, qual è il metodo che adottate per affrontare scale così differenti?

Qualche anno fa un celebre teorico e curatore scrisse che il nostro metodo progettuale era la rappresentazione dell’hic et nunc. Con il tempo ci siamo resi conto che quella locuzione latina descriveva perfettamente la nostra attitudine a confrontarci con ogni sfida progettuale visitando le aziende, ascoltando i protagonisti, guardandoci intorno, toccando con mano la filiera produttiva, analizzando la storia e la proiezione al futuro e ai bisogni della società per poi instillare il nostro linguaggio che attinge alle varie forme d’arte e di viaggio per raccontare storie e indurre emozioni.
Per noi pro-gettare significa gettare le basi per costruire significati tangibili e universali a scale diverse, si tratti di un oggetto o di un percorso di direzione artistica.

 

Affermate di volere “superare il dualismo forma funzione arricchendolo di valore espressivo”. Cosa significa esattamente? Come si manifesta questo nel vostro lavoro?

Crediamo che il design contemporaneo non abbia più la necessità di immettere nel mercato prodotti destinati ad adempiere a varie funzioni legate alla vita quotidiana degli utilizzatori. Così come diffidiamo da quel design autoriale, molto in voga oggi, che appare come un’espressione autoreferenziale finalizzata a creare oggetti artistici distanti dalla realtà. Prendiamo inoltre le distanze anche da quel design sedicente che cavalca le mode inducendo spesso processi produttivi poco sostenibili.
Vorremmo essere sempre più capaci di dare vita a prodotti che funzionano emozionando, il cui valore estetico risieda nell’armonia tra forma e materia, nell’equilibrio tra tradizione e innovazione, ecologia e tecnologia.

 

Secondo voi quale deve essere il ruolo della decorazione e dell’ornamento oggi nell’interior design?

Dove risiede il bello si genera il buono. La nostra società ha un bisogno spesso inconsapevole di circondarsi di bellezza. Crediamo in una riscoperta delle arti applicate, forme espressive antiche o modernissime che convivano con il design per generare armonia, stupore, benessere.

 

Nei vostri progetti utilizzate materiali ceramici? Oppure avete progettato delle decorazioni per la ceramica?

La ceramica è un materiale che ci è molto famigliare. Poco lontano da Padova sorge il distretto della ceramica di Nove e ci capita spesso di visitarlo. Abbiamo inoltre seguito per alcuni anni la direzione artistica di un’azienda del settore assistendola nel passaggio generazionale che corrispondeva anche a un’evoluzione stilistica.
Altra esperienza affascinante è stata quella di progettare una collezione di piastrelle utilizzando l’intarsio di pietre naturali.

 

Quali sono i vostri progetti futuri?

Stiamo quindi già lavorando alle nuove proposte per il 2024 in vari settori. Tra questi abbiamo colto la nuova sfida di cimentarci con la progettazione di un nuovo concetto di cucina per una storica azienda del settore che vuole innovare metodi e processi. L’estate è il periodo della ricerca, dei viaggi e delle riflessioni. Tra gli appuntamenti più vicini ci sarà la fiera Inout di Rimini per la quale siamo stati chiamati a progettare il mock up di una camera d’albergo utopica e Edit Napoli dove presenteremo i nuovi risultati della ricerca su materiali, colori e percezioni chiamata Ossimori, che stiamo compiendo in collaborazione con Incalmi.

 

Settembre 2023

BIOGRAFIA
Cer Magazine Italia 63 | 09.2023
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BIOGRAFIA

Luca De Bona e Dario De Meo fondano lo studio Debonademeo con sede a Padova e Milano. Una doppia prospettiva che caratterizza progetti volti a superare il dualismo forma-funzione arricchendolo di valore espressivo. Una ricerca in micro e macro scala che rilegge e fonde i vari ambiti dell’architettura, design, grafica e arte per creare manufatti e contesti capaci di raccontare storie e indurre emozioni. Dichiarando l’hic et nunc come proprio manifesto metodologico, collegano segnali diversi del passato e del presente per tradurli in strategie creative in un approccio innovativo ai settori brand identity, art direction, product design.