Design olistico

Lo studio internazionale di architettura e design RIOS, con sede a Los Angeles racconta la sua visione di progettazione integrata e multiscalare del progetto che mette al centro il benessere delle persone.
Di Alessandra Coppa

 

RIOS è uno studio con una visione multidisciplinare: qual è il vostro approccio alla complessità del mondo della progettazione?

CarloMaria Ciampoli: “Il nostro approccio alla progettazione è stato spesso definito multidisciplinare o trans-disciplinare. Entrambe le definizioni hanno storicamente rappresentato la nostra abilità di utilizzare tutte le discipline all’interno del nostro studio per risolvere complessi problemi progettuali. Nella nostra evoluzione come gruppo di ‘creative thinkers’, il nostro approccio diventa sempre di più post-disciplinare: la complessità delle sfide progettuali contemporanee viene analizzata e interpretata attraverso molteplici ‘lenti disciplinari’ simultaneamente.
Le soluzioni progettuali innovative sono il risultato di un modus operandi che rimuove i confini tra discipline per raggiungere una totale fluidità creativa: i nostri progetti sono sempre molto radicati nel contesto socio-economico e culturale e sono sempre alla ricerca di nuove prospettive e soluzioni incentrate sull’essere umano”.

Simone Lapenta: “L’approccio che cerchiamo di coltivare a RIOS è quello di una natura universale del design, dove distinzioni e classificazioni lasciano il passo ad una natura più olistica e collaborativa dell’ideare. Una natura dove diversità e integrazione diventano elementi guida e di arricchimento del nostro lavoro che generano interesse, gioia e partecipazione”.

 

L’ibridazione dell’habitat contemporaneo tra interno ed esterno è un tema molto presente nei vostri progetti. In quali realizzazioni i confini tra dentro e fuori si annullano?

Sebastian Salvadó: “L’Ellison Institute for Transformative Medicine e 1 Hotel sono ottimi esempi di come minimizziamo il confine tra l’interno architettonico e il mondo esterno inserendo in continuità materiali simili, inclusi piante e alberi, sia all’interno che all’esterno.”

SL: “Il tema della soglia è ricorrente e centrale nella nostra disciplina ed è da sempre luogo di riflessione e scambio in tema di progettazione. Io credo che la risposta non possa mai essere univoca, la soglia è luogo di demarcazione non solo tra due spazi ma anche tra diverse emozioni o espressioni del vivere e del nostro agire nell’ambiente costruito. Credo che il nostro compito sia quello di ascoltare i luoghi e impersonificarsi con i fruitori degli spazi che siamo chiamati a costruire. La chiave sta nella ricerca di questo dialogo tra uomo e natura”.

 

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Il luogo del lavoro, lo spazio tradizionale dell’ufficio ha subito una profonda trasformazione dopo la pandemia: in che modo collaborate con i vostri clienti per trovare delle soluzioni adeguate alle nuove esigenze?

SS: “Quello su cui ci siamo concentrati più di ogni altra cosa durante e dopo la pandemia è stato come progettare uno spazio ufficio che facesse desiderare alle persone di tornare al lavoro. Innanzitutto, ci prendiamo molto tempo per comprendere l’identità dell’azienda per la quale stiamo progettando: cosa stanno creando? Come funzionano? Come socializzano? Quindi sviluppiamo un concetto semplice per lo spazio che produca un’esperienza spaziale complessa, definita dall’avere una varietà e diversi tipi di spazi che possono supportare tutti i diversi modi in cui le persone amano lavorare all’interno di quell’azienda. Siamo arrivati a considerare la progettazione del nostro ufficio come la pianificazione di un parco, la creazione di un paesaggio che supporti contemporaneamente molte diverse modalità di occupazione o attività. In questa struttura organizzativa, intrecciamo una ricca palette di trame materiche e colori, spesso comprese le piante, per valorizzare e rendere gli spazi ancora più coinvolgenti. Il quartier generale di GoodRx, il quartier generale di Spotify e l’Ellison Institute for Transformative Medicine sono tutti buoni esempi dell’approccio RIOS al design degli uffici”.

CMC: “Da tempo sperimentiamo nuovi modelli di lavoro. Negli ultimi 3 anni abbiamo utilizzato il nostro quartier generale a Los Angeles come luogo di lavoro/laboratorio per testare e implementare nuovi modi di stare insieme al lavoro, collaborare con i nostri clienti e amplificare la nostra voce creativa collettiva. Come con i nostri stessi dipendenti, la nostra collaborazione con i clienti inizia ascoltando profondamente la loro storia, visione e aspirazioni. Soluzioni innovative possono essere trovate solo mescolando insieme la volontà di immergersi in una nuova cultura aziendale con l’audacia di riformulare le sfide del design sulla base della nostra esperienza e intuizione”.

SL: “Credo che la nostra interpretazione dei luoghi di lavoro sia diventata più profonda e complessa. Lavoro e luogo, ora possono essere visti come elementi distinti, flessibili e sfumati. Poiché abbiamo imparato che possiamo lavorare efficacemente in modo diverso, la natura e lo scopo dello stare insieme ora sono cambiati con un significato più ricco e critico. Lo spazio ufficio è il luogo in cui la cultura e lo spirito di un’azienda vengono costruiti, alimentati, condivisi e manifestati. È il luogo in cui le persone si riuniscono per vivere esperienze vibranti e collettive in cui le idee e la creatività possono fiorire e crescere. Il nostro ufficio di Los Angeles è una vera rappresentazione di questa mutazione e una celebrazione di questo spirito. È concepito come una piattaforma per idee condivise e funziona come un terreno flessibile per l’innovazione e lo sviluppo”.

 

Come deve essere rivisto il rapporto tra architettura-paesaggio, tra uomo-natura?

CMC: “Il rapporto tra uomo e natura deve essere riformulato come una conversazione molto più fluida. Architetti e designer hanno il potenziale per diventare “curiosi del paesaggio” e viceversa. La natura deve essere uno degli strumenti che i designer adottano per creare esperienze significative. La chiave è andare oltre un puro discorso duale tra architettura e paesaggio e in una piena sinfonia di relazioni per definire le esperienze centrate sull’uomo. Le persone vivono il mondo contemporaneamente: la natura e l’ambiente costruito sono due parti del tutto. Dobbiamo imparare a progettare in questo modo”.

SL: “L’uomo ha da sempre abitato lo spazio per trovare rifugio e protezione dall’ecosistema in cui era immerso, la nozione stessa di architettura è fondata sulla capacità di creare e organizzare il costruire. Con l’avvento dell’urbanizzazione questa semplice relazione ha cominciato a mutare e divenire più complessa e talvolta volta a distinguere piuttosto che unire. Credo che il compito del designer sia costruire in virtù di questo rapporto di coesistenza e immersione nell’elemento naturale. In questa visione il binomio uomo-natura non ha distinzione e la natura organica di questo rapporto è la base del nostro ethos a RIOS”.

 

Nelle vostre architetture i materiali, la pelle dell’architettura, ho notato che hanno un ruolo fondamentale per il comfort. E’ vero? Utilizzate anche il materiale ceramico?

SS: “Sì, è vero. Le nostre preferenze sui materiali per le finiture tendono a essere e a sembrare più naturali, anche se sono artificiali. Per quanto possibile, ci piace utilizzare materiali naturali come la ceramica: aggiungono calore, sono più sani e aiutano notevolmente i nostri progetti a sfumare il confine tra esterno e interno e tra ambiente naturale e creato dall’uomo. Questo è il motivo per cui spesso portiamo i materiali esterni negli interni e viceversa”.

CMC: “Il comfort è uno dei risultati che cerchiamo sempre di ottenere in ogni progetto: i materiali che scegliamo e il modo in cui li articoliamo per formare la pelle dei nostri edifici è costantemente al centro della nostra esplorazione progettuale. Il nostro gruppo ha una consolidata pratica nel residenziale di lusso e i nostri designer hanno l’opportunità unica di sperimentare materiali che spesso sono fuori portata per progetti commerciali e sono in grado di scavare in profondità e comprendere proprietà e comportamenti dei materiali che vengono poi tradotti in ambienti molto confortevoli. La conversazione sulla natura si estende al design della facciata e progetti come IAC e Row DTLA mostrano soluzioni creative che sono una fusione di architettura, paesaggio, bellezza e comfort”.

 

Cer Magazine Italia 56 | 09.2022
Biografia

RIOS è un collettivo di design internazionale che opera all’intersezione di architettura, paesaggio, pianificazione urbana, interior design, video e grafica, design esperienziale e del prodotto lavorando a tutti i tipi e scale. Per l’unicità del suo approccio, RIOS ha vinto l’ArchitizerA+Awards per gli interni di uffici, lo Smithsonian’s Cooper Hewitt National Design Award per l’architettura del paesaggio e del “Firm of the Year” dal California Council dell’American Institute of Architects. www.rios.com