Mostra Ceramica Sant’Agostino “Peace Builder: Architettura per la Pace”
Ceramica Sant’Agostino ha commissionato e ideato la mostra “Peace Builder: Architettura per la Pace”. Questa esposizione, inaugurata nella sede di Milano (Via Garibaldi 95) il 24 novembre scorso, raccoglie una serie di disegni realizzati a mano che interpretano il tema della “costruzione della pace” attraverso l’architettura. Il disegno diventa così non solo mezzo espressivo, ma anche manifesto di un’intenzione etica e civile.
Dieci architetti italiani di primo piano hanno tradotto questa riflessione in un disegno a mano libera: un gesto intimo e insieme politico, che restituisce alla carta il valore di manifesto etico. Ne è nata una geografia poetica della pace, fatta di visioni differenti ma convergenti, dove la linea, la luce e lo spazio diventano linguaggio di riconciliazione, empatia e ascolto.
E’ presente nel disegno di Angelo Micheli per AMDL Circle, la leggerezza di un “filo d’erba” che resiste al vento: un equilibrio fragile e vitale, simbolo di una pace che nasce dal dialogo tra razionalità e istinto.
Alfonso Femia, con il segno intenso e umano che contraddistingue il suo lavoro per Atelier(s) Alfonso Femia, evoca l’abbraccio come gesto universale, una stretta di mani che diventa architettura di fiducia reciproca.
Nel lavoro di Gianandrea Barreca per Barreca & La Varra, la pace è invece moltiplicazione di sguardi: cento finestre, cento modi di vedere il mondo, in una struttura che accoglie la diversità come fondamento.
Sonia Calzoni, con la sensibilità che attraversa tutto il suo lavoro, traduce la pace in un dialogo di architetture sacre: spazi di spiritualità che si avvicinano fino a toccarsi, suggerendo un incontro possibile tra fedi e culture.
Nel segno di Maurizio Lai per Lai Studio, la luce si fa protagonista: attraversa ferite e ombre, trasforma la memoria in guida, il dolore in progetto, in un racconto di rinascita che commuove e illumina.
Claudio Calabrese per MAC Milano sceglie invece la leggerezza ironica dei pianeti “un po’ birbanti” che, pur tentati dal conflitto, preferiscono l’armonia: una parabola cosmica sul valore della scelta.
Gerardo Sannella per MYGG architecture immagina una polis ideale dove gli alberi diventano maestri di convivenza, e sotto le loro chiome si ascolta il suono antico della pace.
Nel lavoro di Leonardo Cavalli e Wilma Bonelli per One Works, la riflessione si concentra sul linguaggio: un segno essenziale che diventa manifesto contro la retorica, invito a una “nuova pace” fatta di verità e misura.
Chiara Caberlon, con Matilde Giannetti per Studio Chiara Caberlon Architetti, trasforma invece il tema in suono: onde e vibrazioni che si fanno linee e skyline, disegnando un paesaggio di quiete condivisa.
Infine Claudio Saverino per Vudafieri–Saverino Partners ci conduce in un campo di rossi e neri violenti da cui affiora un’ellisse luminosa: figura dinamica e accogliente, spazio simbolico d’incontro e coesione.
Da questo progetto ne nasce un racconto corale, in cui ogni disegno diventa un atto di fiducia nel potere dell’immaginazione. Perché la pace, prima di essere costruita, deve essere disegnata. In questi segni si riconosce una convinzione comune: che l’architettura possa ancora essere un linguaggio universale — non solo per edificare, ma per riconnettere, ascoltare e restituire senso al nostro abitare condiviso.
La mostra è curata da Platform Architecture tramite Simona Finessi, ideatrice di molteplici iniziative culturali nell’ambito della cultura del progetto, e Angelo Dadda, Direttore Creativo.
Ph. Domenico Lops
@studio_fotografico_lops


