CULTURA
L’utilità dell’inutile
(Novembre 2025) | L’industria e l’arte potrebbero apparire a prima vista come due mondi lontani, che poco hanno a che fare l’una con l’altra. In campo ceramico questa visione, però, non è così vera. L’industria ceramica italiana ha un forte contenuto creativo che da sempre ha dialogato con il mondo dell’arte, sia per quanto riguarda l’estetica, sia per la tecnica ceramica in sé. La ceramica è, infatti, un materiale che per essere prodotto richiede elevate competenze tecniche ed altrettanto elevata competenza artistica, capacità che in campo industriale si riassumono nella parola design.
In sostanza, quando si tratta di ceramica, design e arte parlano la stessa lingua.
Così accade che, in modo lungimirante, il pragmatico mondo dell’industria, per sua natura orientato a produrre oggetti utili, investa risorse per sostenere l’arte, che invece per sua natura crea oggetti ‘inutili’.
Oggetti che, però, per il loro contenuto espressivo e innovativo rivestono una grande importanza per l’evoluzione di una industria che è creativa, dimostrando di credere che in fondo l’inutile è utile.
Per questa ragione, l’industria ceramica italiana sostiene da anni il prestigioso Concorso Internazionale Premio Faenza e, da quando è stato istituito, sponsorizza in particolare il Premio Under 35.

Quest’anno è stata l’artista francese Léa Renard, con l’installazione “Subtle conversations of states of mind”, ad aggiudicarsi il 63° Premio Faenza nella categoria under 35 e due mesi di residenza a Faenza, per lavorare presso il Museo Internazionale delle Ceramiche ad un nuovo progetto che inaugurerà nella Project Room – spazio espositivo del Museo dedicato a progetti speciali – il 29 novembre 2025 alle ore 17,30.
L’opera vincitrice è una sorta di wunderkammer dedicata alla ceramica, un’esposizione combinata attraverso diversi significati, colori. Si tratta di un catalogo di piccolissime forme biomorfe dai colori vitaminici, trattate con texture diverse, mini-sculture morbide e leggere, forme giocose ed ironiche allo stesso tempo.
“Inizialmente concepite come modelli, queste sculture sono presentate come parte di un vasto archivio di curiosità contemporanee” racconta Lea Renard. “Mettendo in mostra la diversità di forme e texture, questa accumulazione favorisce il dialogo tra i pezzi e invita lo spettatore a scoprire narrazioni nascoste. Ogni pezzo racconta la sua storia pur fondendosi senza soluzione di continuità nell’insieme. È un’esplorazione poetica dell’interazione tra l’individuo e la collettività, tra l’astrazione e ciò che essa evoca in ognuno di noi”.
Nata nel 1993 a Niort, in Francia, con un master in sociologia, Léa Renard si dedica da circa dieci anni alla ceramica, prima in un piccolo laboratorio di Strasburgo e poi durante diversi incarichi di lavoro in Germania: per due anni lavora anche come guida nel museo della ceramica di Düsseldorf.
Dal 2018, Léa si è lanciata nell’avventura della creazione plastica formandosi alla tornitura al CNIFOP, poi alla Maison de la céramique a Dieulefit: “È stato proprio il passaggio alla Maison de la céramique a essere determinante e a costruire il mio approccio artistico e il lavoro che propongo oggi – spiega -. Due anni di formazione, di sperimentazione, di grande libertà e leggerezza. Questo mi ha aperto le porte del campo della scultura che non ho più abbandonato”.
Durante la sua residenza a Faenza – attraverso la visita e la conoscenza delle collezioni del MIC e la frequentazione delle botteghe di decorazione e formatura della città – Léa è rimasta affascinata dalla maiolica faentina.
Il nuovo lavoro – ancora in fieri – scaturisce dalla ricerca sulle forme della ceramica della tradizione e allo stesso tempo dalla sperimentazione sulle argille tipiche di quest’area che, a differenza delle altre a cui era abituata, necessitano una cottura a bassa temperatura.
La mostra sarà visitabile fino al 18 gennaio 2026.

Subtle Conversations of States of Mind, Léa Renard, 2025.