Lasciate ogni speranza di normalità voi ch’entrate. Perché la Faber Boutique, il primo store di Faber, brand di macchine per caffè di alta gamma, è un sorprendente mesh-up di stili e riferimenti. “Ci troviamo nel cuore di Caserta, in un palazzo storico di via Mazzini”, racconta l’architetto Carmine Abate, che si è occupato del progetto. “Faber Boutique è il primo monomarca di Faber, una realtà giovane casertana nota soprattutto all’estero. L’idea era di creare uno spazio dal forte impatto che rappresentasse il marchio, un negozio che ti seduce già dall’entrata, e ti catapulta in un universo straniante e originalissimo”. Faber Boutique si sviluppa lungo un’enfilade di tre stanze: “La prima è la sala espositiva dei prodotti immaginata come una galleria d’arte: a sinistra, le macchinette sono esposte come oggetti quasi sacrali all’interno di archi neri alla De Chirico; a destra, un’altra selezione di macchinette, disposte su una scala color ciliegia, ricorda le scale sali-scendi all’infinito di Escher, ma anche di Ricardo Bofil”. Il pavimento, bianco e nero, con “strisce pedonali” ceramiche come le famose zebra crossing on Abbey Road dei Beatles, dà vita a una promenade che conduce alla seconda sala: “La mirror room, la stanza specchiata anche a soffitto dove il cliente può rilassarsi e degustare il caffè, con ledwall che mostra le immagini dell’azienda, divanetto gonfiabile di Mojow e la lampada Grace di Uto Balmoral per Seletti, che rappresenta una Dea che fa un palloncino con la gomma da masticare, in sintonia con lo stile eccentrico e ironico del locale. Attraverso i portali illuminati dalle applique FlowerPot di &tradition passiamo alla terza sala, quella della personalizzazione, dove è possibile customizzare la macchinetta in ogni dettaglio; qui spicca il bancone, realizzato con la lamiera con cui l’azienda fa le calotte, specchiata e martellata”.

Un progetto dall’effetto stupefacente, impreziosito con la collezione ceramica Seletti 4 Ceramica Bardelli: “Con questa collezione ho immaginato una quinta iper scenografica che fa da sfondo alle macchinette per il caffè. Ho usato la diamantata tridimensionale che sembra un gioiello, in nero per le volte alla De Chirico, e in ciliegia per le scale espositive alla Escher, montata a spaccamattone per dare vita a un certo dinamismo; la diamantata specchiata per la mirror room, a parete ma anche a soffitto, per creare un effetto all’infinito che riflette i colori del ledwall, mentre a pavimento ho scelto la serie Distortion, posata a formare un percorso nero con le “strisce pedonali””. Carmine Abate usa spesso la ceramica: “Di recente ho progettato un negozio di abbigliamento con 20mila mattonelle applicate ovunque. Spesso decontestualizzo la piastrella, un prodotto un tempo associato all’ambito domestico che amo declinare in negozi e locali. Prediligo la ceramica perché è un materiale molto pratico, soprattutto nel commerciale, non necessita di manutenzione e, a differenza della tinteggiatura e della resina, non si graffia né si rovina, quindi è ideale nei locali ad alta frequentazione. Alla resistenza e alla praticità d’uso, la ceramica abbina una resa estetica incredibile, che contribuisce a creare quinte sceniche dal forte impatto”.