Progetti
La birra che unisce
Roberta Chionne
Moreno Maggi
Westway Architects
LEA
2020
Il nuovo headquarters del birrificio BGI Etiopia, appartenente al gruppo francese di vino e bevande Castel, rappresenta un reale connubio tra mondi e pratiche della globalità. L’edificio, che si estende per 100 metri lungo un’importante arteria del centro di Addis Abeba, è stato realizzato in aderenza agli stabilimenti da un’impresa di origini italiane, che ha coinvolto lo studio romano Westway Architects con l’obiettivo di ideare un progetto adeguato a standard e normative europee.
Per realizzare il forte effetto identitario richiesto dalla committenza, i progettisti hanno immaginato una facciata che potesse ricordare l’effetto della schiuma quando si versa la birra, come a voler “fotografare il momento in cui si formano e si muovono le bollicine, ma anche il cambiamento di colori dall’oro all’ambra”, ci spiega l’architetto Maurizio Condoluci. Un effetto cercato attraverso colori, materiali e disegno. La disposizione delle finestre, frutto di un accurato studio delle funzioni interne e di un corretto rapporto aereo-illuminante, dinamizza i prospetti scuri su cui spicca il colore dorato delle cornici e dei diaframmi forati, i cui diametri fanno riferimento a tre sezioni della bottiglia di birra. Uno studio che ha riguardato tutti gli elementi, progettati e computati in Italia per essere spediti via nave a Gibuti e arrivare poi su camion in Etiopia. “Il tipo di facciata è stato scelto anche in base al trasporto e al viaggio che doveva fare. Le lastre in gres, della collezione Slimtech di Lea Ceramiche, garantivano un terzo del peso e permettevano di realizzare un sistema che permettesse la posa senza vincoli e con fissaggi esposti, che abbiamo fatto colorare nello stesso colore scuro della Basaltina, per far sembrare la facciata un unico sfondo su cui brillano le finestre”. Le lastre sono state pretagliate a metà per lungo (50×300) e imbarcate insieme a lamiere di finitura già pressopiegate e colorate e agli imbotti di alucobond delle finestre, partiti come fogli aperti interi. Una scelta che ha permesso di agevolare il trasporto e di velocizzare i tempi di progetto, prevedendo poi l’istruzione in loco delle maestranze per gli ulteriori tagli delle lastre di gres, tutte fatte a misura, e la ricomposizione degli altri elementi. Il confronto con il contesto ha anche cercato un equilibrio con gli usi e i costumi degli installatori locali, oltreché con i materiali e le tecnologie disponibili, partendo dalla struttura in cemento armato e dal problema dell’importante escursione termica, garantendo un notevole comfort termico per la sola presenza della facciata ventilata. Per il brise-soleil verticale che segnala l’ingresso, una sorta di portale a tutt’altezza definito “The Ethiopian gate”, Condoluci spiega che sono stati ispirati da una fotografia che ritraeva il suggestivo ingresso scavato nella terra di una chiesa ipogea di Lalibela. Per garantire la salubrità degli interni, che era tra i requisiti fondanti del progetto, sono stati posati rivestimenti Lea Ceramiche anche nelle aree comuni di reception, scale e bagni.
grès porcellanato
Slimtech
Basaltina
100x300 cm