Progetti

Hotel Petronio - Riccione (RN) - RICCIONE (RN)

Una sfida in stile orientale

Trasformare un progetto solitamente "provvisorio" in un'architettura permanente: ecco come gli architetti di Studioundici hanno lavorato sulle facciate dell'Hotel Petronio di Riccione
Autore
Claudia Capperucci
Foto
Eugenio Giovanardi, Tressesanta Studio
Progetto
Igor Macrelli, Studioundici
Interior Designer
Marco Gabellini
Superfici Ceramiche
REFIN
Anno di realizzazione
2017

Riccione, viale Carlo Goldoni, tra le vie dello shopping e il lungomare, il colpo d’occhio è inevitabile: le facciate dell’Hotel Petronio spiccano tra i profili lineari delle strutture alberghiere locali, fuoriescono quasi come delle lame appuntite. È un'”eccentricità” architettonica che non passa inosservata. La classica “facciata ventilata” in gres perde la sua aderenza per assumere le forme sospese e spigolose degli oggetti di carta piegata, e così un’architettura solitamente provvisoria come quella di una struttura turistica balneare diventa permanente, elemento tipico e distintivo del contesto urbanistico che la accoglie. Il progetto è firmato da Marco Gabellini e Igor Macrelli, architetti di Studioundici, di Rimini, e completa il restyling totale dell’hotel di Riccione iniziato qualche anno fa. “Dopo aver progettato gli ambienti interni fortemente influenzati e rispondenti, come sempre accade e deve accadere, ad aspetti più funzionali, abbiamo potuto sviluppare, nell’esterno, temi più astratti e puramente estetici e così abbiamo tentato un esperimento: combinare una forma effimera e aleatoria come quella degli origami giapponesi, con una materia solida e incorruttibile dal tempo”, spiegano i progettisti. La materia solida e incorruttibile è il grés porcellanato italiano, un prodotto ormai ampiamente sperimentato nei contesti esterni e perfettamente rispondente alle tendenze architettoniche contemporanee. Per avvicinarsi quanto più possibile alla loro idea di una materia pura e lattescente, che ricordasse la leggerezza della carta ma anche dura e risplendente come la texture della pietra, gli architetti hanno scelto le linee Design Industry nella variante Oxyde White e Artwork, nella variante nera, di Refin Ceramiche, in lastre di grande formato (75×150 cm). La prima conferisce alla facciata un effetto metallico e di movimento, con un’alternanza di chiari e scuri. La seconda attinge dall’estetica degli antichi stucchi veneziani, con spatolature, variazioni cromatiche e strutturali, con un rimando ai pattern Memphis Style della Milano anni ‘80. Un vero e proprio esperimento architettonico fatto di contraddizioni teoriche ed estetiche (forma effimera e materia solida, metalli ossidati e morbidezza dello stucco) che tuttavia si risolvono in un felice effetto d’insieme. E in questo ambizioso progetto non sono mancate importanti sfide ingegneristiche, come raccontano i titolari dello studio: “Abbiamo dovuto realizzare una sottostruttura iper-leggera che non andasse a interferire con il comportamento antisismico dell’edificio e utilizzare isolanti termici sottili analoghi a quelli degli aerei di linea per non interferire con la camera di aerazione della facciata ventilata. Abbiamo segnato e tagliato in opera tutte le lastre di grés di rivestimento degli origami e abbiamo dovuto letteralmente “appendere” intere porzioni di origami per l’impossibilità di trovare un ancoraggio idoneo”. Sfide però che, come quelle legate alla realizzazione di un origami di carta, hanno accentuato la poesia del risultato.

Superfici Ceramiche
Refin, Design Industry e Artwork
grès porcellanato
Bianco, Nero
75X150

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