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Residenza privata - Roma - Roma

Piccolo è… grande

A Roma, ai margini di Trastevere, l'architetto Gaia Solustri ha ristrutturato la sua casa moltiplicando illusionisticamente lo spazio con scenografiche quinte-librerie
Autore
Riccardo Bianchi
Progetto
Gaia Solustri
Superfici Ceramiche
COEM
Distributore
Alfani Ceramiche
Anno di realizzazione
2008

Una casa di 80 metri quadrati soltanto, eppure lo spazio sembra non finire mai: avvolge, coinvolge, pare moltiplicarsi anche grazie alle finestre che “sfondano” verso una Trastevere insolita, alle pendici del Gianicolo. Autrice di questa sorta di prestidigitazione architettonica e planimetrica eseguita in un sobrio palazzo degli anni ‘50, è Gaia Solustri, architetto romano che è anche designer e scenografa di riconosciuto valore. Lei è in effetti maestra nel trattare gli ambienti di ridotte dimensioni, li apre percettivamente in virtù di soluzioni che si rifanno al teatro e alla pittura, li configura come un percorso conoscitivo, dunque scandito da continue curiosità. “In questo caso”, spiega, “trattandosi della mia casa, come architetto ho dovuto tener conto, più che in altre occasioni, del fatto che la casa dovesse essere un luogo in grado di accogliere, ordinare e far convivere in armonia oggetti e mobili, differenti per storia, stile ed emozione, senza d’altro canto, precludere futuri cambiamenti”. Da qui è scaturita la scelta di demolire l’esistente e di creare un open space quanto più flessibile scandito da elementi “interrotti”, che dunque lasciassero fluire luce, aria e lo sguardo, ma insieme catturassero l’attenzione estetica con la loro espressività decorativa. Per ottenere tale risultato Gaia Solustri è ricorsa alle quinte-librerie. Dice: “Sono partizioni scenografiche che, mentre definiscono fluidamente le zone funzionali, sanno ingannare l’occhio con le stesse magie che si giocano in teatro. Montanti e mensoloni di cartongesso costruiti con disassamenti e fughe prospettiche che prolungano la percezione spaziale. D’altrocanto, man mano che si riempiono di libri e di ricordi, vengono a delineare astratte e screziate campiture di colori a cui si giustappongono con vivacità mobili Stile ‘900 a me particolarmente cari. Il colore, quando si lavora in ambienti piccoli, è fondamentale. In questa occasione dopo molte ricerche e pensamenti, sono arrivata al verde. Aggressivo e riposante, in sintonia con la vegetazione all’esterno. E molto di moda. Un altro fattore su cui mi piace lavorare è la luce. Combinare quella puntiforme e quella ‘in lontananza’, un gioco che tradisce i miei trascorsi teatrali”. Restando nella metafora del teatro, occorre parlare anche del “palcoscenico”, ovvero del pavimento. Due i criteri che hanno orientato l’architetto: la continuità e la neutralità. Dice Gaia Solustri: “Anzitutto ho deciso di evitare il parquet: troppo espressivo, troppo protagonista. Così ho pensato a piastrelle di grande formato in tinta unita, un supporto omogeneo e scuro per enfatizzare il verde: una ‘piattaforma’ che aggiungesse qualcosa alla capacità di arredare delle quinte-librerie, ma soprattutto una tavolozza su cui poggiare gli elementi più diversi, la cui intensità cromatica evidenziasse la distanza tra essi, e al tempo stesso ne sottolineasse la presenza. Nella collezione “Tinte Unite” di Coem, un grès porcellanato dai riflessi metallici, ho trovato la risposta perfetta alle mie esigenze estetiche”.

Superfici Ceramiche
Ceramiche Coem, Serie T.U.
grès porcellanato
cold black naturale/rettificato
60x60 cm

Sanitari
Ceramica Catalano
Lavabo Zero 50, di Ceramica Catalano

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