Progetti

Montebar Villa - Medeglia, Canton Ticino - Medeglia, Canton Ticino (Svizzera)

Monolite abitato

Villa Montebar è una casa prefabbricata adagiata su un terreno panoramico circondato dalle alpi svizzere. Un po' masso solitario, un po' astronave, sovverte l'immaginario del tranquillo chalet di montagna
Autore
Katrin Cosseta
Progetto
Jacopo Mascheroni - JM Architecture
Superfici Ceramiche
CASALGRANDE PADANA
Distributore
Geos Italy
Anno di realizzazione
2015

Gli ostacoli a volte stimolano ardite sperimentazioni capaci di generare ingegnose soluzioni. Anche in architettura. Parafrasando, un regolamento edilizio restrittivo può spingere agli estremi la ricerca progettuale con brillanti esiti tecnici e formali. Il vincolo in questione era l’imposizione al progettista di tetti a falda di colore grigio scuro per favorire l’integrazione del costruito nel paesaggio. “E tetto a falda sia!”, deve avere accolto la sfida Jacopo Mascheroni – giovane promessa dell’architettura con all’attivo prestigiosi lavori e riconoscimenti internazionali – abdicando temporaneamente al proprio linguaggio volto a prediligere case bianche, luminose e con copertura piana. Le falde qui per la precisione sono sei, composte con uno schema asimmetrico sbilanciato verso il monte in modo da fare assumere allo spiovente principale la stessa inclinazione del versante della montagna. Un manto ceramico continuo riveste ogni superficie obliqua e verticale, fondendo facciate e copertura in un corpo unico. Il risultato è un edificio monolitico, monocromatico e monomaterico di un poetico rigore, che dimostra quanto Mascheroni abbia assimilato la lezione di uno dei suoi maestri, Richard Meier.
La costruzione può essere percepita in un primo momento come un elemento estraneo, ma se ne comprendono progressivamente la profonda sintonia con la natura circostante, la mimesi con le strutture del possente paesaggio di cui asseconda inclinazioni, metabolizza materiali, accoglie luce e calore in uno scambio quasi osmotico di energie.
Chiusa su tre fronti come un carapace a proteggere gli spazi interni e i suoi abitanti, la casa è completamente aperta sul prospetto Sud: una grande vetrata e una loggia regalano alla zona giorno un panorama a 180 gradi. Gli ambienti dell’abitazione si distribuiscono su un unico livello che accoglie living, cucina, tre camere (di cui due eccezionalmente a doppia altezza con letto su soppalco), uno studio, due bagni, lavanderia, locale tecnico, dispensa e ripostiglio.
Scheletro della costruzione è una struttura in legno a telaio coibentato, con elementi prefabbricati e costruiti in opera in pochi giorni. La medesima stratigrafia è replicata nella copertura e nelle pareti perimetrali, con 22 centimetri di isolante e un doppio strato di ventilazione esterna, al fine di rendere l’involucro altamente performante dal punto di vista energetico. Ma è il manto di copertura finale (e totale) a determinare la svolta tecnico-espressiva dell’edificio, un vero e proprio progetto nel progetto. La ‘pelle’ di Villa Montebar si compone di lastre di gres porcellanato (di Casalgrande Padana, linea Pietre native, collezione Amazzonia); il colore Dragon Black e la finitura bocciardata completano il ruolo di alternativa tecnologica alla scura pietra locale. Ogni singola facciata è stata disegnata piastrella per piastrella, componendo un pattern dinamico con lastre in tre formati (45×90, 30×90 e 15×90 cm) messe in opera con la tecnica della parete ventilata secondo un preciso schema a casellario su una sottostruttura in alluminio, e rifilate a 45 gradi su ogni spigolo per esaltare la nettezza geometrica del volume. Il protagonismo assoluto di questo materiale si conferma nel rivestimento delle persiane a libro, realizzato in modo che la loro chiusura non comprometta la continuità del disegno compositivo del prospetto. Alle persiane il compito anche di modulare i ritmi delle facciate, soprattutto di sera quando dalle alte e strette finestre filtra la luce dell’interno creando suggestive scenografie luminose. Ancora più spettacolare l’effetto della sottile lama di luce che segna la base della costruzione, quasi trasformandola magicamente in navicella spaziale nell’atto di atterrare. Ed ecco che si risolve infine il mistero del fascino di questa architettura: la sua capacità di coniugare il primordiale e il futuribile.

Superfici Ceramiche
Casalgrande Padana, collezione Pietre Native
grès porcellanato
Amazzonia Dragon Black, Pietre Etrusche Saturnia
45x90 30x90 15x90 30x60 20x60 10x60 cm

Richiedi info progetto >