Progetti

Centro diurno per disabili La Polveriera - Reggio Emilia - Reggio Emilia

La Polveriera si fa bella. E utile

A Reggio Emilia è stato completato il recupero di un complesso di edifici militari risalenti agli anni della Seconda Guerra Mondiale. Un intervento nel segno del sociale e caratterizzato dall'assenza di barriere architettoniche. Nel quale la ceramica ha un ruolo preminente
Autore
Riccardo Bianchi
Superfici Ceramiche
MARAZZI
Anno di realizzazione
2015

A Reggio Emilia, appena ai margini del centro storico, si trova un complesso di depositi militari degli anni ’40: la cosiddetta Polveriera. Per cinquant’anni è stato in disuso, uno scandalo architettonico-urbanistico nel cuore della città del Tricolore. Ma ora la ferita è stata risanata e al posto del degrado sorgono, inseriti nel verde, edifici ben ristrutturati, studiati per accogliere molte e variate attività, in particolare spazi per disabili e uffici dedicati all’inserimento nel mondo del lavoro di persone “fragili”. L’intervento, iniziato nel 2011 e ultimato qualche mese fa, è stato firmato dal rinomato studio di architettura londinese Marcel Maurer: l’idea che l’ha guidato è stata quelle di “usare” la bellezza per creare un elemento architettonico in grado di catalizzare la riqualificazione di una rilevante area urbana. La messa in pratica di tale criterio è stata propiziata anche dall’ascolto del genius loci e dal rispetto delle tracce lasciate dalla storia, un approccio tradottosi nella decisione di lasciare intatti i volumi degli edifici, di risanarli e di trasformarne gli interni. Come pure, ai fini del progetto, è stato fondamentale il confronto con le persone del quartiere e con quelle destinate ad abitare e servirsi degli spazi del complesso.
Così alla fredda e retorica estetica dell’architettura militare del passato si è sostituito un essenzialismo tanto funzionale quanto giocoso. Una struttura chiara, luminosa, introdotta da un metafisico porticato, spesso colorata, caratterizzata da tetti a capanna, soffitti in legno, ampie vetrate e lucernari e da suggestive infilate d’archi, nella quale ci sono anche spazi per meeting, ristorante e caffè, e un charity shop. Paradossalmente l’elemento più difficile da trattare, rivelano gli architetti, sono stati i servizi igienici, luoghi (o non luoghi) in cui, di solito, l’elemento estetico è soverchiato da quello della funzione sia tecnica che operativa. In particolare ciò accade nei bagni per disabili. Qui si è puntato a ottenere l’effetto opposto, tenendo come obiettivo il fatto che non si percepisse la differenza tra disabilità e normalità, ma si imponesse invece una sorta di piacevolezza estetica ottenuta grazie all’impego di arredi e sanitari “belli e normali installati tenendo accuratamente conto delle distanze e delle altezze prescritte dalla legge perché’ siano fruibili da tutti”, indipendentemente dalle possibili menomazioni della motilità.
A centrare tale obiettivo lasciando comunque anche ai servizi quel carattere industriale semplice e rigoroso, e insieme elegante e easy che connota l’intero complesso, ha contributo anche la scelta dei rivestimenti ceramici. Lo studio di progettazione si è, a tal proposito, orientato sulla collezione “a effetto cemento”, vagamente brutalista, Chalk di Marazzi, declinata nelle tinte Smoke, Avio e Sand, e con le due strutture 3D Fiber e Brick. Alle pareti le lastre sono state posate in orizzontale con l’intento di dare agli ambienti, di per sé assai ridotti, un maggior senso di profondità e ordine peraltro acuito dall’effetto chiaroscurale del 3D. A completare la scena e a suggellare l’attenzione dell’intervento per il dettaglio è la raffinata fodera del volume squadrato che funge da schienale per il sanitario: il mosaico Chalk qui impiegato negli stessi colori dei rivestimenti.

Superfici Ceramiche
Marazzi, Chalk
monocottura
Smoke, Avio e Sand
25x76 cm

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